USA – Midwest on the road

Screen Shot 2018-05-07 at 15.38.15.png

PREMESSA: Andrea non era mai stato negli USA, quindi l’arrivo dell’estate era l’occasione perfetta. Ma quale meta scegliere?
La responsabilità era grande: io adoro gli Stati Uniti, ci passerei tutte le mie ferie, quindi LUI DEVE PENSARLA ALLO STESSO MODO (ho cambiato tempo verbale perché è un imperativo assoluto e perché nel mio blog faccio anche un po’ il cazzo che mi pare).
Il backgroud cinematografico comune ci aiutava, ma il dubbio rimaneva: California? New York? Tutti si erano praticamente polarizzati su queste destinazioni, con mio sommo disappunto.
Amare la California o la Grande Mela è facile, quindi temevo l’effetto contrario, ossia grande amore subito e un rigetto successivo per tutte le altre mete statunitensi.
Quindi mi son detta: perché non partire DAL PEGGIO, che poi è sempre stata la mia strategia per superare l’università (aka argomento a piacere la cosa che NON avevo studiato, così le domande si concentravano sulle cose che sapevo e l’interrogazione si chiudeva sempre con la pantomima ma perché invece l’argomento a piacere l’ha fatto così male? No, ma guardi che lo so, ero solo agitata, Ah ok allora le do 28)?
Olè, neanche dieci righe per dire che giro abbiamo fatto e già ho divagato tre volte, vai così.
Dicevamo, il peggio.
Niente spiagge assolate, niente lustrini, niente persone che ci assillano dicendo ‘devi andare assolutamente quiquiequi’.
Certo, non potevo proprio portarlo in mezzo al nulla e sperare che mi comprasse un ranch (il mio obiettivo di vita è questo), quindi qualche concessione dovevo farla.

La risposta, quindi, era una sola: il midwest.

Abbiamo infilato come sempre le nostre passioni: il cinema, la musica e la voglia di restare a bocca aperta. Quindi l’itinerario si è costruito nel migliore dei modi: A CASO.

Non volevo essere ‘limitata’ in quello che doveva essere un tour d’esplorazione, quindi quando siamo atterrati a Chicago avevamo solo due prenotazioni: l’hotel a Chicago per i primi 4 giorni e l’auto.
Praticamente la mia unica e vera definizione di ‘viaggio’.

CHICAGO, Illinois

InstagramCapture_d409f20c-ba2a-4394-b4c7-d22e57d9d6c4

Ora, le mie aspettative su Chicago erano alte, ma la città le ha superate.
Quanto?
Beh, ora la frase che ripeto più spesso è ‘Oh, guarda che Chicago è meglio di New York’. E non lo dico solo perché vorrei tantissimo abitare in un palazzo qualunque di quelli che si affacciano sul Park at Lakeshore East (al momento seguo su Instagram 15 account di persone che portano quotidianamente i loro cani qui, se un giorno vengo accusata di stalking sapete il motivo), ma perché è davvero una città meravigliosa.
Non a caso è stata il set di una tonnellata di film, è praticamente il cuore di tutto il movimento blues, swing e jazz, ha uno skyline incredibile ed è vivibilissima, nonostante sia ricca di storia, cultura e teatro.

Certo, ci siamo finiti nel pieno delle manifestazioni del movimento #BlackLiveMatter (in 5 giorni totali che abbiamo speso in città, ci sono state ben due vittime di sparatorie, entrambe POC), ma è questo che contraddistingue le città vive: sono in continua evoluzione, soprattutto sociale.

6tag_250816-194606

VERSO MEMPHIS, Tennessee

Presa la macchina e insultato Andrea perché NON MI ASCOLTA MAI QUANDO DI TRATTA DI GUIDA (auto col cambio automatico: ‘Andrea, non usare il piede sinistro perché non ha la stessa sensibilità del destro’ ‘Ok’. Facciamo 30 metri e inchioda spiaccicandomi sul parabrezza. ‘Ah, cazzo, hai ragione’), imbocchiamo la Route 66 dall’inizio.

La Mother Road praticamente ormai vive solo nel cuore dei turisti e degli inguaribili romantici sognatori con un sacco di tempo da buttare e facendo noi parte di entrambe le categorie ce la siamo proprio goduta. Percorrendola fino a Saint Louis abbiamo evitato traffico o strade tutte uguali, arrivando a trovarci in luoghi davvero lontani da quello che ci si potrebbe aspettare da una strada turistica.

Ma la strada per Memphis era lunghissima e le mille giustificatissime soste sulla Route 66 non ci hanno aiutato. Per questo non siamo riusciti a dormire a Saint Louis, dovendo ripiegare su Springfield che è comunque la capitale dell’Illinois, mica pizza e fichi. Su questa cittadina non posso esprimermi molto dato che siamo arrivati a pezzi e ci siamo sentiti dare dei ‘vegani’ solo perché abbiamo chiesto una pizza margherita.
Grazie Springfield, IL, c’hai ricordato cosa significa l’America vero.

Curva dopo curva, il giorno dopo deviamo leggermente per una piccola tappa naturalistica fuori dai classici itinerari: Reelfoot Lake. Non sarà una gemma nascosta, ma è il classico posto frequentato solo dagli americani per le gite fuori porta ed è bello allontanarsi dalle solite strade battute.

WP_20160809_16_00_19_Pro

Dopo qualche ora arriviamo a Memphis, tappa obbligata per entrambi, fan sfegatati di… state pensando a Elvis? Beh, noi non eravamo lì per lui, bensì per il Sun Studio e Johnny Cash. Memphis ci ha presi e catapultati in un mondo fatto dalla nostra musica preferita, grazie anche al tour della fabbrica della Gibson e di due serate ottimamente spese in Beale Street tra concerti blues e motoraduni.

InstagramCapture_13c7f701-bbd6-4a4c-8b43-caf788c33f59

NASHVILLE, Tennessee

Dopo Memphis ci spostiamo in una delle grandi sorprese del nostro viaggio: Nashville. In ogni angolo di Broadway e Printer’s Alley c’è un honky-tonk bar, e basta qualche passo in più per visitare il Third Man Records (lo studio di Jack White), il Country Music Hall of Fame and Music Center o il Johnny Cash Museum. A questo si aggiunge una quantità di negozi di stivali da cowboy praticamente ridicola. E la definisco ridicola solo perché Andrea mi ha proibito di spendere 300dollari per un paio di stivali che SONO CERTA SAREI RIUSCITA AD ABBINARE CON PRATICAMENTE TUTTO IL GUARDAROBA.
Insensibile ignorante.
(Tanto ci torno e me li prendo, tiè).

Se le tappe appena menzionate erano mentalmente parte del nostro tour, da qui in poi il nostro viaggio si è deciso secondo per secondo.

ASHEVILLE, North Carolina

Andrea suggerisce di visitare una cittadina di cui aveva letto qualche tempo prima: Asheville.
L’idea era di restarci una notte. Siamo finiti per stare qui 4 giorni.
Cibo ottimo, escursioni stupende e gente gentilissima. Ci siamo goduti la Biltmore Estate, il Chimney Rock State Park (set de L’Ultimo dei Mohicani), la Blue Ridge Parkway con un paio di camminate nei boschi che ci hanno massacrato senza motivo e l’Henry River Mill Village, set del Distretto 12 di tutta la saga di Hunger Games.
Incantevole, una piccola perla nascosta.

LOUISVILLE, KY e AMISH COUNTY, Indiana

Ne abbiamo parlato per giorni, ma Andrea era irremovibile: voleva vedere gli Amish.
Quindi niente, siamo andati prima a Louisville (era di passaggio) e poi a Middlebury, in Indiana. Figo è stato figo, se sorvolo sul fatto che mi hanno trattato male perché sono DONNA E TATUATA.

ST. JOSEPH E SOUTH HAVEN, Michigan

WP_20160818_19_56_21_Pro

Avendo, senza ripianti, speso 4 giorni ad Asheville, ci siamo ritrovati leggermente in ritardo coi tempi, ma non volevamo passare gli ultimi giorni in auto senza vedere nulla.
Quindi ci siamo fermati sul lato opposto, rispetto a Chicago, del lago Michigan, spendendo un paio di giorni tra St. Joseph e South Haven.
Due giorni fingendo di essere una buona famiglia americana che passa il weekend nella propria casa sul lago. Che poi è l’obiettivo della vita (sì, voglio un ranch su un lago, e allora?).

Risultato?
ANDREA AMA GLI USA.

E il primo tassello del mio malefico piano è stato apposto.


2 risposte a "USA – Midwest on the road"

Rispondi

Effettua il login con uno di questi metodi per inviare il tuo commento:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.