L’avevamo anticipato e quindi tanto vale recuperare il buco storico: oggi parliamo di Parigi, visitata in inverno.
Antefatto: a Parigi piove. Sempre. Prendetelo come un assunto di base. Partite proprio dal presupposto che pioverà. Organizzatevi di conseguenza. Noi chiaramente l’abbiamo fatto e indovinate? L’ULTIMA VOLTA IN CUI CI SIAMO STATI NON HA MAI PIOVUTO. Quindi kway, ombrelli e simili hanno rubato il posto che spettava ad outfit molto più fashion.
Perché per noi la sfiga significa anche visitare una città senza la pioggia.
Divertente, no?

Non era la prima volta a Parigi per nessuno di noi, ma era la prima volta insieme, quindi abbiamo provato a scegliere delle cose che potessero essere significative come coppia. Le scelte fatte gettano delle luci inquietanti su di noi, mi rendo conto.
Centre Pompidou – Il museo dei tubi (non come oggetto dell’esposizione, ci mancherebbe). Non ha senso che vi spieghi il perché è stato creato così (ma sì, senti, ve lo dico: per guadagnare spazio, toh, fatta anche questa), ma vi do la mappa dei colori delle tubature: quelle gialle per l’elettricità, le rosse per il funzionamento degli ascensori e le scale mobili, il verde per l’acquedotto, il blu per l’aria.
Così, info inutili!
La vista dall’ultimo piano è davvero figa e ci sono le scale mobili, quindi niente scuse. Io impazzisco per l’arte moderna, motivo per cui ho privilegiato questo museo su tutti gli altri, ma chiaramente se vi fa schifo evitate (ah, i consigli, quelli pregnanti).

Reggia di Versailles – Giusto per mettere le cose in prospettiva: io ho Lady Oscar tatuata sull’avambraccio. Quindi vietatissimo parlare male di qualunque cosa sia successa qui dall’inizio dei tempi fino all’Armageddon.
Per arrivarci basta prendere la RER C che vi porterà proprio all’omonima stazione da cui potete raggiungere la reggia (10 minuti a piedi con passo tisico, per entrare già nella parte). Potete prenotare fino al giorno precedente sia online che negli uffici del turismo. FATELO (vi ricordo che piove sempre).
Versailles puoi passare una vita a immaginarla: lo sfarzo, l’opulenza, il lusso… poi arrivi lì e capisci che anche i tuoi sogni sono modesti. Forse non siamo in grado di sognare in grande senza scivolare nel tamarro? Con tutto che il Re Sole alla fine un po’ tamarro era, eh, però alla fine un senso di equilibrio e di ‘razionalità’ c’è sempre.
La Galleria degli Specchi è tanto meravigliosa quanto in-fotografabile: so che avrei dovuto immaginarla così, piena di gente (che te ne fai di un posto del genere se non ci organizzi un ballo a settimana?), ma io continuo a vederci una differenza tra una stanza piena di gente con completi e ball gown e un branco di turisti con lo zaino che ti spintonano perché devono farsi un selfie da postare su Instagram.
La quotidianità che traspare dal resto delle stanze (le camere private o le sale da pranzo) è nettamente diversa, per esempio, dalla convivialità a cui sono abituata io in quanto italiana. E non per il fatto che io non pranzo tutti i giorni con le posate d’argento (lo faccio, OVVIAMENTE…), ma più per l’aspetto umano: in un posto così imponente puoi sopravvivere solo se non sei abbandonato a te stesso e mangiare da soli è la mia massima definizione di abbandono. Lady Oscar era circondata dalla sua guardia reale e quando si è sentita ‘tradita’ dalla nobiltà – alla quale appartiene per nascita – è praticamente morta. Ne ha sventato gli intrighi, ha assistito alla sua indifferenza nei confronti del popolo e quindi sì, NOI STIAMO DALLA PARTE DEL POPOLO.

Se fosse possibile avere un popolo che una volta al mese organizza un ballo a Versailles, sarebbe perfetto.
Nonostante l’inverno e la rigidità, il parco e i giardini sono comunque affascinanti. Gli highlights sono ovviamente il Grand Trianon e il Petit Trianon.
Entrambi sono dei piccoli (vabbè) gioielli, ma per qualche ragione incomprensibile, entrambi sono visitati da MOLTA meno gente. Cioè, il Grand Trianon è patrimonio UNESCO. Ok, saran 3km di passeggiata, ma è imperdibile. C’è pure il trenino che vi porta, se vi pesa il culo siete stanchi. Perché non ci sia la stessa folla della reggia è davvero inspiegabile.
Il primo è stato voluto da Luigi XIV per le sue dame, il secondo è stato costruito da Luigi XVI per Maria Antonietta. Lo dico così tutti gli uomini metteranno nella giusta prospettiva i regali che hanno fatto alle partner nel corso degli anni.

Disneyland – il posto più magico sulla Terra. E hanno ragione. Puoi arrivare con tutte le barriere mentali ed emotive del mondo, puoi essere senza sentimenti, puoi aver odiato ogni singola canzone di Frozen e puoi essere perfettamente cosciente della macchina organizzativa che sta dietro quel baraccone. Vale tutto. Ma quando vedi Minnie che ti saluta, una parte di te pensa che è solo un’attrice dentro un costume. L’altra parte di te sta spostando il tuo corpo in modo che abbracci Minnie e chieda dov’è Topolino, che comunque vederli separati è strano. Probabilmente ci faremo un post a parte, ma vi anticipo la mia attrazione preferita (la scelta è durissima): Buzz Lightyear Laser Blast. Sarà che le vere sfide sono solo contro se stessi, ma io un giorno o l’altro COMPARIRO’ SULLO SCOREBOARD FINALE. Per maggiori informazioni, c’è il post dedicato.

Cibo – io a Parigi sono sempre la donna più felice del mondo perché mangerei anche l’asfalto, se potessi. Highlight di questo viaggio, un ristorante corso il cui proprietario, non appena ha sentito il nostro accento italiano, ha iniziato a parlare male dei francesi (trovando in noi una discreta spalla, va detto…).

Una risposta a "FRANCIA: una manciata di giorni a Parigi e dintorni"