Lasciata L’Avana alle spalle, ci addentriamo nella natura di Pinar del Rìo, spendendo ben 3 giorni a Viñales.
Anche qui lo dico subito: Viñales è la stata la mia parte preferita del viaggio. Ancora adesso, se qualcuno dice ‘Cuba’ io penso a queste vallate, a quella casa particular, a tutte le persone che ho incontrato, alla pace che ho respirato ogni secondo, perfino alla spiaggia di Cayo Jutìas.
Appena arrivati ci siamo dedicati alle nostre attività preferite: io a prenotare un’escursione a piedi tra le piantagioni di tabacco (c’è anche l’opzione a cavallo se desiderate) e Andrea a parlare della Juventus con il padrone di casa. Io ancora non so come sia possibile che lui riesca a trovare un argomento di discussione con TUTTI. Ovunque nel mondo.
Vabbè.
La passeggiata nelle piantagioni è stata meravigliosa: abbiamo riempito di domande il campesino che ci faceva da guida, abbiamo visto come si tratta il tabacco, come si chiudono il sigari e come si fumano nel luogo migliore del mondo per farlo, sorseggiando un mojito.
A piedi abbiamo anche visitato alcune grotte (Cueva del Indio, Cueva de San Miguel e la Gran Caverna de Santo Tomás) e il Mural de la Prehistoria. Alla fine abbiamo anche acquistato dei sigari (il 90% della produzione di tabacco dev’essere consegnata al governo che farà lavorare centralmente il tutto per poi ‘etichettarlo’ a seconda del brand, mentre il restante 10% rimane ai contadini sia per uso personale che per vendita ‘unbranded’. Approfittatene).

Il centro di Viñales è super curato e ci ha permesso di regalarci una serata tranquilla a base di tacos e mojito, in un locale di cui non ricordo il nome (3J Bar de Tapas?) ma gestito da ragazzi giovani bravissimi.
Il giorno seguenti ci siamo GIUSTAMENTE regalati una giornata di mare: a Pinar del Rìo potete scegliere tra Cayo Jutìas (più selvaggio e privo di strutture ricettive, quindi da fare solo in giornata) e Cayo Levisa (più organizzato). Chiaramente abbiamo optato per il primo che si trova una cinquantina di km. Quindi facile e veloce da raggiungere, penserete. Ma a Cuba NULLA è facile e veloce (soprattutto veloce…). Per fare 50 km c’abbiamo impiegato un’ora e mezza grazie ad una strada che solo con estrema gentilezza possiamo definire carrozzabile.
Però la vista ne va le assolutamente la pena.

Dopo Viñales siamo passati a Trinidad con un transfert che definirei acrobatico.
Trinidad è LA città coloniale per eccellenza, è come mi ero sempre immaginata Cuba prima di metterci piede (mica per niente che è Patrimonio UNESCO…).
Se da noi tutte le strade portano a Roma, a Trinidad tutte le strade portano Plaza Mayor, il cuore pulsante della città storica, situata in posizione rialzata rispetto alle vie del circondario. Noi siamo arrivati provatissimi dal viaggio, ma la Casa de la Musica ci ha ripagato di ogni fatica: sedetevi, ordinate da bere, accendetevi un sigaro (comprato legalmente!) e godetevi il meritato relax.
Il giorno dopo buttate la cartina e infilatevi in ogni vicoletto, soprattutto quelli dove c’è il mercato e dove arrivano meno i turisti: troverete veri affari sia per le vostre cene che per i regali che vorrete fare.
Nelle vie principale, comunque, fermati a La Redacciòn, un ristorante ricavato da un edificio coloniale dell’ 800 che era la sede del giornale ‘El Liberal‘: l’atmosfera è talmente contagiosa e creativa che l’idea per questo blog è nato proprio lì.

Per quanto riguarda i jineteiros, noi siamo stati abbordati in una piazza di Trinidad da un tizio con cui abbiamo parlato, fumato (occhio alle sigarette cubane, sono PESANTISSIME), riso e chiacchierato per più di mezz’ora. E solo alla fine ha provato a dirci che un suo cugino aveva una casa, etc…
Ok prendersela con calma, ma così è pure troppo.