Premessa: io odio il caldo quasi quanto odio le domande tipo ‘ma d’estate non fate un po’ di mare?!’. Risposta: ‘No, e comunque fatti i cazzi tuoi’. Quindi la Scozia si preannunciava come una vacanza ricca di grandi aspettative e basse temperature. Fortunatamente, abbiamo avuto ragione su entrambi i fronti.
Ma andiamo con ordine.
Partiamo da Pisa perché per arrivare in Scozia è praticamente obbligatoria RyanAir e la più inutile delle quattro ex repubbliche marinare quanto meno ci garantisce di spendere meno rispetto a Bergamo (che MAI PIU’ mi avrà).
Lasciamo quindi l’afosissima Italia dopo aver giocato a tetris per un’ora con il contenuto delle valigie per non superare le malefiche franchigie della compagnia aerea, solo per scoprire che poi manco RyanAir pesa più i bagagli (informazione che dimenticheremo al ritorno).
EDIMBURGO
Edimburgo ci accoglie con un’arietta freschina che mi fa scendere una lacrima silenziosa, tanto che resto un po’ godermi i SEDICI GRADI finché il previdente fidanzato non mi dà la sua giacca e il suo berretto e mi trascina sul taxi.
Una volta sistemati, è tornata prepotente la sensazione di diffidenza verso la città: tra il Festival, il Fringe, la Military Tattoo e salcazzo cos’altro mi aspettavo frotte di persone. Che ci sono, eh, ma sono tutti carini, gentili, non spintonano e ti stanno sostanzialmente laschi, tant’è che dopo due minuti al Festival volevo trasferirmi in terra scota.
Intanto è pieno di musical super attualissimi (‘Notflix’, parodie di Trump, sulla Brexit, sulla regina, stand-up comedians che richiamano la serie su OJ Simpson, etc…); inoltre tutti hanno spazio, anche il coretto di 14enni che si arrangiano le canzoni da soli (almeno spero fossero un coretto scolastico tipo Glee perché erano bravissimi).
Oltre a ciò, tutto è mattoncinato e trasuda orgoglio e indipendentismo, tipo il Parlamento Scozzese piazzato esattamente davanti alla residenza della Regina, perché nulla si fa per caso. Secondo me, per altro, se hai una bandiera figa ti meriti l’autonomia di base quindi Scozia libera e Serenissima alla riscossa.
Ma comunque.
Grazziaddio è anche pieno di alberi, parchetti, cespugli, pratini e verde generico avvolto nel silenzio assoluto pure se a un metro di distanza passa la tangenziale
Partiamo bene, Scozia, partiamo molto bene.
Consigliati: Castello, Holyrood, Museo degli Scrittori, il Fringe è agosto, perdervi a caso nelle stradine della Old Town.
Consigliati anche i piatti a base di salmone che io mi ero dimenticata che il salmone si potesse pure cucinare e cristo quant’è buono; mangiate in New Town, che anche i localini wannabe-hipster hanno grande sostanza.
PARTENZA PER LE HIGHLANDS
Archiviata Edimburgo, ci avviamo alla volta delle Highlands, recuperando l’auto dal noleggio dell’aeroporto.
Per chiarezza, ve lo dico subito: tutti i blog e le guide DEL MONDO ipotizzano un roadtrip scozzese in senso antiorario. Pure la Lonely Planet è strutturata così, passando da Edimburgo alla costa est.
Ma noi no, ovviamente: per dei motivi che indagherò col mio psicanalista, IO ho scelto che saremmo partiti verso ovest.
Tanto guida Andrea, dove vuoi che stia il problema.
Guidare in Scozia – i consigli per la guida a sinistra
Ritiriamo l’auto e ci tratteniamo dal ridere in faccia all’omino che ci propone l’assicurazione sulle GOMME.
Cioè, l’assicurazione sui pneumatici A ME che sono andata nella Death Valley ad agosto con una Chevrolet Spark rosa. AH!
E poi: non abbiamo mai avuto problemi di sorta, cosa mai dovrebbe succedere qui?!
Così rifiutiamo l’assicurazione aggiuntiva, ci avviamo verso l’auto e salgo in quello che nella mia mente è il sedile passeggero, trovandoci un volante.
Vabbè, una piccola disattenzione: aggiro l’auto, salgo al posto giusto e cerco la cintura di sicurezza a destra. Nei minuti seguenti perdo di continuo la Lonely e l’acqua perché il vano portiera è a sinistra e non a destra mentre il portaoggetti è a destra e non a sinistra. Tutto questo ad auto ferma, mentre Andrea mi fissa chiedendosi perché sta con me (ogni giorno in cui non mi lascia è una vittoria).
Partiamo, facciamo (giuro) 100 metri e alla prima rotonda becchiamo in pieno il marciapiede con la ruota anteriore sinistra.
Andrea mi guarda come si guardano le blatte, io penso a come l’omino dell’autonoleggio pronuncerà ‘told you’ con accento scozzese, lui probabilmente sta pensando a scattarsi la foto per il quadretto ‘impiegato del mese’. In realtà non ci sono danni e l’ansia da ‘come ripagheremo tutto questo, proprio ora che abbiamo cambiato casa a Milano’ ci fa immediatamente scordare l’apprensione per la guida a sinistra, tanto che poi fila tutto liscio.
Talmente liscio che in prossimità di Glencoe ci fermiamo per fare foto, un po’ perché il panorama mica scherza e un po’ perché Andre, in uno dei suoi momenti Shining, ha iniziato a guardarsi intorno borbottando frasi a caso finché non ha inchiodato di colpo.
‘Ma che c- ma ti pare modo?’
‘….qui han girato qualcosa’
‘Sì, vabbè, dai’
‘Ti dico che qui hanno girato qualcosa’
‘Certo, quindi tu vuoi dirmi che tu ti ricordi ogn-‘
‘Skyfall’
‘Cosa?’
‘C’hanno girato Skyfall’
‘Seh, vabbè, ciao’
Esco dall’auto per fare un po’ di foto e tempo dieci secondi COSO mi raggiunge, mi dà una gomitata sul fianco e mi fa vedere una fotogramma di Skyfall, che si sovrappone perfettamente al panorama davanti ai miei occhi.
Quindi sì, AVEVA RAGIONE LUI.
Passati degli interminabili minuti in cui ha detto 800 volte ‘lo sapevo’ e ‘te l’avevo detto’ (non riporto cosa ho detto io nel frattempo), rientriamo in auto che ora è piena di moscerini tipo quelli della frutta ma più piccoli.
Fan quasi tenerezza finché non mi pinzano e scopro che fanno un male cane. Ma io dico, Lonely Planet: vogliamo dare priorità alle cose UTILI? 490 pagine sui paesini e mezza riga sui Midges?
Vabbè, lo dico io: AMICI, AL TRAMONTO STATE AL CHIUSO.
Come se fuori ci fossero gli zombi. Usate quell’oretta per farvi la doccia, leggere, riposare, quello che volete, ma santiddio NON USCITE DI CASA FINCHÈ NON È BUIO.
Tra sberle autoinflitte per uccidere ‘sti cosi del cazzo e momenti di estasi perché i posti son bellissimi, arriviamo a caso (perché pure il Wi-Fi si era emozionato e aveva smesso di funzionare) a Ballachulish, dove ci danno una bunkhouse sul lago, ci fanno mangiare pesci e carni di una bontà illegale e ci danno del whisky che sembra buono, ma ammetto di non capirne un cazzo.
Credo sia la giornata più bella di quest’anno.
Sempre bene, Scozia, soprattutto perché mi fai dormire con piumino e copertina ad agosto.
Consigliati: fermarvi a caso per fotografare tutto quello che vi pare bello, tanto in due minuti cambia il tempo e vi piacerà per altri motivi e vi fermerete di nuovo e presto capirete che siete destinati a restare qui per sempre; Loch Leven e relativo ristorantino.
Chiudete la portiera dell’auto quando fate le foto che i midges non perdonano.
ISOLA DI SKYE
L’isola di Skye, ve lo dico, va affrontata dopo aver macinato un po’ di km di guida a sinistra, perché è tutta un passing place, vale a dire una sola corsia per due sensi di marcia con, ogni tanto, qualche punto in cui era stata ipotizzata una piazzola che è più ipotetica che reale. Significa che la strada è larga due metri e mezzo, la vostra auto uno e settanta e la corriera turistica che vi viene incontro tre metri abbondanti. Ma noi non siamo certo persone di numeri, quindi incuranti della scogliera a strapiombo ci siamo goduti il panorama, le escursioni, le casine e i nuvoloni.
Skye ha più pecore e capre che persone, il che personalmente è un plus, se non fosse che NON HANNO PAURA DI NIENTE, e quindi stanno belle in mezzo alla strada, fottendosene di tutto e fissando Andrea con aria di sfida.
Giuro: su un’isola senza ricezione, senza mappe, senza niente, mentre pioveva UN CAPRONE HA AFFIANCATO L’AUTO E HA FISSATO ANDREA. Ho visto troppi film horror per non sapere cosa significa, quanto torniamo in Italia prenotiamo un esorcismo (specialmente per la casa nuova, che non si sa mai…).
In generale comunque Skye stupenda: è quel tipo di posto in cui vorresti sederti sul prato e piangere tutte le lacrime del mondo, per sentirti poi finalmente libera.
So che detta così sembra una roba da consigliare solo alle persone affette da istinti suicidi (e in effetti è così), ma vi giuro: è un posto magico.
Appena prima dell’isola di Skye, sulla terraferma, c’è il pittoresco Eilean Donan Castle che ci starebbe bene in una puntata di Game Of Thrones ma per ora si deve accontentare di aver ospitato Highlander: il posto è fighissimo e vi comunico che non è della Regina bensì di una famiglia privata CHE PURTROPPO NON È LA MIA.
Per ora.
Consigliati: come sempre il panorama (ma magari andateci quando siete mentalmente stabili); sull’isola i fattori mettono le uova fresche e i ceppi di legno secchi in apposite casettine accessibili a tutti: tu vai, prendi quello che ti serve e lasci i soldi anche se nessuno controlla.
Ma di cosa parliamo ancora, di cosa. Shaun e le sue amiche tosate con la faccia nera fanno molto ridere perché hanno ancora i segni del rasoio e sembrano degli origami spigolosi.
Sì, ho riso delle pecore e non me ne vergogno.
LOCH NESS E INVERNESS
Sputo subito il rospo: Loch Ness è un inquietante baraccone per turisti che non avrei degnato nemmeno di uno sguardo se non fosse che è davvero un bel lago e si meriterebbe di respirare un po’. Purtroppo sono venuta in Scozia per evitare la gente, quindi mi spiace, caro Loch Ness, se ne parla dopo un olocausto nucleare.
Prima di arrivare qui c’è stata comunque della felicità rappresentata dal Glenfinnan Viaduct, un viadotto molto figo che chiunque abbia visto Harry Potter riconosce.
Le foto purtroppo non rendono bene l’idea perché per farle ci siamo arrampicati sulla collina più paludosa del creato e, nonostante fossero le dieci del mattino, c’erano delle NUVOLE di midges affamatissimi, quindi niente, è andata così.
Inverness, invece, è una città piccola e onesta, intorno ci sono fior fior di gite per laghi, mari, fiumi e sono davvero tutti gentilissimi, forse per ovviare al fatto che nessuno capisce il loro accento.
Inverness e l’area circostante, stando a quello che dicono alcuni cartelli e delle guide che non ho letto, dovrebbe essere teatro delle vicende di Outlander, serie tv wannabe-Harmony per femmine mestruate di cui ho visto solo il primo episodio e mi è bastato.
Ovviamente non sono manco andata a vedere le location quindi boh, che vi devo dire, mica scrivo per la Lonely Planet.
A questo punto del viaggio, dopo una quindicina di pasti a base di burro (sponsor ufficiale di alcune tra le migliori torte mai mangiate, comunque) sento l’esigenza di non morire di colesterolo qui e ora.
Siamo quindi finiti in un posto hipster (l’unico che schifa le corriere della vicina Loch Ness) che c’ha fatto attendere mille ore perché è tutto vegan-organic- no brand-raw e le cose necessitano di almeno 75 minuti di preparazione E IO QUANDO HO FAME NON RAGIONO.
Consigliata tutta la zona a chi non teme la gente.
STONEHAVEN
La strada da Inverness a Stonehaven è costellata di cose belle e interessanti, vuoi perché la Scozia è stata territorio di un miliardo di battaglie varie (ma ci arriveremo parlando di Wallace), vuoi perché il passatempo nazionale è distillare e bere e quindi non vuoi mettere una distilleria dietro a un monumento ai caduti, tipo che vai a trovare un tuo avo che ha combattuto 4 secoli prima e poi ti fai un whisketto per dimenticare, così domani puoi tornare a stupirti della bellezza dei posti perché te li sei scordati? A me sembra un piano ben riuscito, spero che l’assessore all’urbanistica che l’ha ideato
abbia ricevuto un premio.
Menzione d’onore per una delle cose che a me toccano sempre il cuore: le chiese (o i templi) a cielo aperto, in questo caso la Elgin Cathedral.
Menzione d’onorissimo anche a Elgin e basta, l’utente che su Waze ha mappato tutti gli autovelox di Scozia: che un dio qualunque ti abbia in gloria, amico mio.
Stonehaven è un paesino di pescatori sulla East Coast e prima che vi mettiate a ridere sappiate che qui TUTTI la chiamano davvero East Coast quindi fate i seri ‘che non volete davvero far incazzare gli scozzesi, credetemi.
Stonehaven è conosciuta ai più (ma chi? ma che ne so) per il meraviglioso Dunnottar Castle che dista dal centro una passeggiatina in riva al mare di 3 miglia: il vento, i gabbiani e i vostri pensieri sono l’unica cosa udibile in questo posto che diventa, automaticamente, il mio preferito di questa vacanza.
L’altra attrazione (sort of…) del paesino è un gatto bianco che sta fisso sugli scogli. Io mi ero già buttata a salvare questo povero trovatello quando ho sbattuto il muso su un foglio, affisso a un palo, che spiegava che no, il gatto non è randagio e no, non si è perso, semplicemente passa le giornate in contemplazione del mare e poi torna a casa sua (dove, ci fa sapere il cartello, lo attendono del cibo, una famiglia amorevole e un altro gatto più pantofolaio).
Questo per dirvi che cazzo di posto meraviglioso è Stonehaven se ha la capacità di creare un gatto filosofo.
Consigliato tutto a tutti, perché se non vi piace questo antro di mondo significa che avete dei seri problemi. Noi abbiamo alloggiato qui: le stanze fronte mare vi rimettono al mondo.
STIRLING
A Stirling c’è il monumento dedicato a uno dei due scozzesi più famosi al mondo: William Wallace (l’altro è Arthur Conan Doyle, c’è una statua a Edimburgo).
Visitarlo è un obbligo che vi invito a seguire se mai passerete da queste parti perché è il sunto perfetto dello spirito scozzese, di tante belle idee e di come si renda attuale un museo.
Ma prima le basi: Scozia e Inghilterra hanno relativamente poco da spartire, tempo atmosferico a parte. La Scozia da sempre è lo zoccolo duro dei labouristi che, desiderosi di creare uno stato progressista e socialista, puntano fortemente a una sorta di indipendentismo (io appoggio il federalismo, ho delle idee, Scozzesi chiamatemi) sin dai tempi della Thatcher, cioè dalla svolta conservatrice del Regno Unito. Non si tratta quindi di voler girare a tutti i costi in kilt, ma di avere una vera unione identificativa che vada a completare la semi-autonomia che Scozia già ha in termini di diritto pubblico, privato e un’altra manciata di argomenti (per dire: si stampano le loro sterline che, però, non hanno corso legale in Inghilterra) (niente paura, comunque, perché ve le scambiano
senza problemi).
Tutto questo parte da ben prima della Thatcher ma siccome parliamo comunque di viaggi e ferie non mi par il caso di continuare con gli spiegoni; passiamo quindi a un parallelismo più chiaro: William Wallace è tipo Mance Rayder.
I parallelismi reggono per un sacco di ragioni: entrambi avevano un esercito in inferiorità numerica composto prevalentemente da fanteria (tutti gli altri – Inglesi e gente di Westeros – prediligevano la cavalleria), entrambi si battevano per la libertà del loro popolo, entrambi erano a capo di una popolazione del nord che combatteva contro gli invasori del sud, entrambi sono stati eletti ‘capi’ non per diritto di nascita ma per ciò che hanno ottenuto sul campo, entrambi erano brillanti strateghi ed entrambi sono morti in maniera orribile (e si vestivano pure uguale, lo dico per completezza).
Il monumento a Wallace ripercorre in maniera molto onesta la storia, senza lesinare nemmeno sulla brutalità del fu Wallace: è un museo che non cerca di convincere, ma espone i fatti così per come si sono svolti.
Primo piano: sala d’armi e contesto storico-geografico del 1297.
Secondo piano: sala degli eroi (con tanto di spadone di Wallace che dev’essere stato un omone per permettersi una spada di 1,67metri) e delle eroine, perché dietro a un grande uomo ci sono sempre un botto di donne che non dovrebbero rimanere nell’ombra.
Ma la parte più commovente è il terzo piano, quello che spiega la nascita del monumento: sì, ci sono date, numeri, votazioni, ragionamenti. Ma c’è anche un piccolo pannello che spiega che, oltre a Stirling, erano altre tre le città ‘candidate’ per essere sede del monumento: Edimburgo, Glasgow (scartate perché – lo dicono loro – poi se la sarebbero tirata troppo) (come fate a non amare l’onestà scozzese?!) e il principale porto da cui partivano i migranti sulla costa ovest, in modo che questo fosse l’ultima cosa che potevano vedere, anche dopo essere salpati.
Stavo per mettermi a piangere da tanta poesia e se non riuscite a capire il perché non credo di avere parole per spiegarvelo.
Alla fine fu scelta Stirling perché qui avvenne la vittoria strategica sugli inglesi. E per carità, mi torna ed è sicuramente la scelta migliore, ma il semplice fatto di aver considerato il porto ovest come location dice molto sullo spirito scozzese.
Attorno al monumento c’è tutto un parco fighissimo e pure la vista dalla cima deve essere una bomba, ma noi non abbiamo fatto nulla di tutto questo perché quel giorno piovevano secchiate d’acqua in obliquo e io mi son bagnata pure l’anima.
Prima di tornare ad Edimburgo, dulcis in fundo, abbiamo visitato la Rosslyn Chapel che sì, è quella del Codice Da Vinci, ma no, non c’era Robert Langdon.
La cappella è effettivamente figa, ma entrate con un minimo di decenza perché è ancora in attività, quindi ci potete beccare la messa.
Consigliati: Castello, National Wallace Monument, Holy Rude, l’Università (anche per alloggiare, soprattutto se viaggiate on a budget).
2 risposte a "EUROPA – Scozia on the road"